Isernia Hotel - Guida Turistica

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La Cattedrale  Nelle vicinanze della città di Isernia (località "La Pineta" nell'estate del 1978 sono venuti alla luce i resti di un antichissimo insediamento umano paleolitico, risalente a circa 730.000 anni fa. L'importanza dell'insediamento deriva dalla presenza di un piano di calpestio costituito dalle ossa degli animali cacciati dagli uomini, con una notevole quantità di reperti che contribuiscono alla conoscenza dell'antico ambiente naturale, e dalla più antica attestazione dell'utilizzo del fuoco da parte dell'uomo. Nel 1983 è stata allestita ad Isernia, nei locali del Museo di Santa Maria delle Monache, la Mostra dal titolo "Isernia-La Pineta, un accampamento più antico di 700.000 anni".
La Cattedrale
 Gli scavi eseguiti all'interno della Cattedrale di Isernia hanno confermato che è stata edificata su un tempio pagano italico, risalente al secolo III a. C, dedicato alla Triade Capitolina, cioè Giove, Giunone e Minerva. Nel corso delle varie trasformazioni che ha subito la Cattedrale, spesso è stato utilizzato del materiale di recupero appartenente al tempio antico. Dato che molti degli elementi strutturali e decorativi che si trovavano nel tempio pagano sono andati persi col tempo, si può supporre che questo sia stato abbandonato per un lungo periodo e utilizzato semplicemente come cava di pietra. Il podio del tempio pagano si conserva ancora oggi: presenta lastre di pietra lavorata, il cui perimetro è segnato da un'imponente cornice curvilinea di travertino. L'entrata, che era posta dietro l'altare, si affacciava su vico Giobbe: sembra che la porta fosse dedicata a Giove, e che il nome del vicolo sia una modificazione cristiana del nome della divinità pagana in quella di un personaggio biblico. Successivamente una Cattedrale di stile greco-bizantino venne edificata sul tempio pagano, conservando l'ingresso a sud: a nord fu costruita l'abside, sulla precedente pavimentazione delle tre celle di Giove, Giunone e Minerva.
 Isernia intorno al 1000 venne colpita da varie calamità naturali che provocarono danni anche all'antica Cattedrale. Nel 1349 un terremoto distrusse tutto il territorio volturnense, compresa Isernia, e naturalmente la sua Cattedrale: dopo questa catastrofe la chiesa venne ricostruita e fu aperto un fronte verso nord, affacciato su piazza Mercato. Questa modifica derivava da una tipica tradizione del Medioevo, secondo la quale la Cattedrale e il mercato dovevano trovarsi al centro della città, come luogo di incontro della vita spirituale con quella pratica. In quel periodo la Cattedrale di Isernia era suddivisa in tre navate, con delle arcate sulle quali erano impresse trenta grandi figure. Nel 1300 venne costruita la torre campanaria, che appoggia su un arco ogivale al di sotto del quale passa la strada. Il campanile doveva servire sia la Cattedrale di S. Pietro sia la chiesa di S. Paolo, ad essa opposta, in cui attualmente ha sede il Seminario. Con il terremoto del 1456 l'impianto trecentesco non venne modificato, ma furono apportati interventi strutturali sostanziali prima di arrivare alla ristrutturazione settecentesca. Nel 1769 il vescovo De Peruta fece realizzare una cupola, ma il terremoto del 1805 ridusse in macerie gran parte delle coperture. Dopo questo terremoto la Cattedrale fu protagonista di una lunga serie di ristrutturazioni, che le diedero la tipica struttura neoclassica che vediamo oggi. La chiesa fu ricostruita sulla stessa area, anche se di dimensioni maggiori; i lavori furono condotti dal vescovo Gomez Cardosa dal 1826 al 1834, e successivamente completati da mons. Saladino dal 1837 al 1851, con la costruzione di un pronao neoclassico, con timpano retto da quattro colonne di ordine ionico, in travertino.
La Fontana Fraterna
 La costruzione della Fontana risale al periodo tra il Duecento e il Trecento e venne progettata in onore di Papa Celestino V, e prende il nome dalla Frataria, una società del mutuo soccorso fondata dallo stesso Papa originario di Isernia. La Fontana si presenta come un portico a sei archi sormontati da una serie di arcatelle cieche. Le sei arcate sono delimitate da sei colonne e da un pilastro in posizione centrale. Per la sua realizzazione vennero impiegati, tra l'altro, frammenti in pietra di recupero, risalenti al periodo romano, alcuni dei quali probabilmente appartenuti al monumento sepolcrale di Ponzio Pilato.
Palazzo San Francesco
 Il municipio ha sede nel palazzo San Francesco, la cui costruzione conserva in parte l'originaria struttura gotica. E' anche sede di attività culturali ed artistiche (con una sala dedicata al pittore locale Domenico Raucci)
Castelromano
 La frazione più grande e popolosa (500 abitanti ca.) è Castelromano che sorge in un pianoro ai piedi del monte La Romana (862 m) ad un altitudine di 680 m s.l.m., distante circa 5 km da Isernia. L'origine del luogo è molto antica. Tuttora si conservano resti di tre imponenti cinte murarie in opera poligonale poste a difesa di un insediamento fortificato (oppida) risalente ai secoli III secolo a.C. e IV a.C. , abitato dai Sanniti della tribù Pentra e identificato, da più fonti, con il nome di Cominium, roccaforte espugnata dall'esercito romano nell'ultima delle Guerre sannitiche come riportato nell'opera dello storico latino Tito Livio Ab Urbe Condita. Nella località Croce, è stata identificata una necropoli, con decine di tombe, indagate solo in parte. La Fontana Fraterna
L'attuale abitato, posto a circa 500 m. a sud delle rovine sannitiche, ha origine da un insediamento rustico medievale chiamato Armagnum inizialmente popolato da pochi coloni. Nel corso del tempo il nome mutò poi in "La Romana" dovuto al fatto che i primi abitanti furono indotti in errore dalle rovine dell'antico insediamento credute di fattezza romane e non sannitiche. Solo nel secolo scorso l'abitato ha assunto l'attuale denominazione. Considerato come fondo rustico, l'abitato ed il territorio di Castelromano furono più volte ceduti come latifondo fino al 1597 quando Giacomo, Barone della Famiglia dei Montaquila, nominato vescovo, lo cedette in dono alla Mensa vescovile della Curia di Isernia-Venafro a cui è appartenuto fino alla scomparsa della feudalità 1811. A seguito delle molteplici epidemie che falcidiarono la popolazione, nel '600 l'attuale insediamento fu ripolato da famiglie provenienti dai vicini territori di Miranda e Forli del Sannio.
 Castelromano è sede parrocchiale; il patrono è il Santissimo Salvatore festeggiato il 6 agosto. Relativo al patrono si racconta un simpatico aneddoto. Intorno alla metà del 1800, uno degli abitanti, di ritorno da una località limitrofa, trovò la statua lignea del Santissimo in un torrente in secca, abbandonata in quella sede dagli abitanti di quel paese in quanto rea di non proteggere le colture dagli eventi atmosferici, e decise di portarla a dorso di un mulo nella scarna chiesa madre appena costruita (1848) che fu in seguito appunto dedicata al Santissimo. Nel 1984, a causa degli eventi sismici, la chiesa ha subito gravi lesioni che ne hanno procurato la demolizione qualche anno dopo. L'attuale chiesa, di fattezze moderne, riprende la forma delle antiche "pagliere" ed è affiancata da un campanile stilizzato che conserva le vecchie campane. Date le modeste origini del borgo, non si evidenziano opere architettoniche di particolare rilievo. Si conserva comunque, più volte restaurata nel corso dei secoli (1802, 1924), la Fonte, fontana a muro con 4 vasche di raccolta alimentata da sorgenti sotterranee. Da ricordare la tradizione del Fuoco della 'Vilia' (Vigilia), falò acceso nella notte tra il 24 e il 25 dicembre per illuminare e riscaldare simbolicamente la Santa Nascita.